Io credo… Credo che alcuni nascano con un dono da fare all’umanità e li ringrazio commossa per non essersi risparmiati, per essersi donati fino alla fine e aver avuto il coraggio di illuminare la vita di milioni di persone. Grazie David.
E’ il 29 dicembre 1993 e tra un panettone e uno spumante Roberto O’Dell cattura al telescopio Hubble questa foto:
Immagine della Nebulosa di Orione distante 1500 anni luce dalla Terra. I globuli di materia sono ritenuti dischi protoplanetari in formazione.
Si tratta di una piccola porzione della Nebuolosa di Orione in cui si possono osservare cinque stelle che stanno nascendo in un inviluppo di gas e polveri; gas e polveri che, legati gravitazionalmente alla stella, andranno a formare con ogni probabilità dischi protoplanetari.
Questa immagine chiude un secolo di dibattiti sulla possibilità e la probabilità di formazione di dischi planetari attorno ad altre stelle: per decenni nel corso del 1900 scienziati e astronomi, hanno cercato, leggi della fisica alla mano, di giustificare l’esistenza di un Sistema Solare come il nostro e di prevedere l’esistenza di altri simili; ma il compito sembrava più arduo del previsto.
Ed ecco che dei puntini in un’immagine segnano una svolta… Sì i sistemi planetari non solo sono possibili ma addirittura abbastanza probabili. Alla fine del 1993 il Telecopio Hubble osserverà dischi portoplanetari attorno a 56 delle 110 stelle giovani della Nebulosa di Orione.
La rivista Rolling Stone posiziona l’album tra i 100 più belli della musica Italiana. Un album ricco di sperimentazione, di cultura musicale, a metà starda tra il rock d’avanguardia di David Bowie e l’introspezione pungente di Franco Battiato. Una ventata di novità nella stagnate cultura musicale italiana.
Suoni elettronici – per l’appunto metallici – la fanno da padrone accostandosi al decadentismo new wave e a ritmi funcky rock e pop anni ottanta costruendo la base su cui cucire gli acuti testi di Fuori dal tempo, Cieli Neri e Altre forme di vita.
Altre forme di vita in particolare coglie in pieno il clima di fine XX secolo: il trionfo dell’evoluzionismo di Darwin da una parte e dall’altra la consapevolezza che l’universo è immenso: esistono miliardi di galassie, ognuna formata da centinaia di milardi di stelle e Hubble ci sta dicendo che – con ogni probabilità – attorno a molte stelle si possono sviluppare dischi planetari…
I pianeti ci sono. I Bluvertigo anche.
Ma i pianeti sono abitabili? Cosa significa abitabile? Cos’è la vita?
Per rispondere a queste domande servirebbe un intero corso di laurea in astrofisica e biologia e forse ancora non basterebbe.
L’unico punto di partenza che abbiamo è questo: noi (esseri animali e vegetali abitanti del pianeta Terra) viviamo. E al momento conosciamo solo questo tipo di vita. Tutto ciò che possiamo metterci a cercare è qualcosa di simile a “noi” e pertanto riteniamo abitabile un pianeta che abbia una certa forma, dimensione, composizione, temperatura, pressione atmosferica ecc.
Con molta onestà la scienza si occupa di ciò di cui si può occupare: cercare indizi di vita come la nostra.
In altre parole non possiamo cercare ciò che non conosciamo: non possiamo cercare Mario Rossi in uno stadio pieno di persone sconosciute se non sappiamo come è fatto Mario Rossi.
Restringiamo quindi il campo alla vita così come noi la conosciamo: già nel 1953 in laboratorio Urey e Miller sono riusciti a sintetizzare amminoacidi, mattoni base della vita, partendo da una miscela di elementi chimici presenti sulla Terra alle origini; abbiamo trovato composti organici – tra cui ammoniaca (NH3), aldeide formica ( H2Co) e persino un composto simile alla citosina, base del DNA – in comete, pianeti , meteoriti e nubi molecolari.
Abbiamo inviato sonde, studiato composizione chimica, scattato immagini, portato a casa materiale dalla Luna e da Marte ma… Al momento non abbiamo trovato alcuna traccia di vita.
A dirla tutta … non sappiamo nemmeno come esattamente la vita si sia formata sulla terra; è come se avessimo a disposizione tutti i mattoni necessari alla costruzione della vita (un pianeta roccioso abbastanza grande da avere un’atmosfera, una stella – il sole – ora abbastanza tranquilla, la giusta distanza dal sole, la temperatura giusta, l’acqua, il campo magnetico giusto, il satellite – La luna – in grado di stabilizzare l’orbita, le molecole organiche, ecc. ecc.) e casualmente ad un certo punto quei mattoni si siano ordinati e abbiano formato una casa.
Come? Non sappiamo spiegarcelo. Un banale calcolo delle probabilità fatto dal biochimico Robert Shapiro che si formi per tentativi casuali l’RNA con 20 nucleootidi è di 1 su 10^992. Anche mettendo insieme miliardi di miliardi di galassie formate da miliardi di stelle arriviamo ad avere circa 10^30 stelle: la possibilità che attorno ad una stella di formi l’RNA è praticamente nulla.
Eppure noi ci siamo, seppur improbabili. La scienza deve partire da qui e qui ritornare.
E mentre la scienza e la tecnologia conducono la loro estenuante ed elettrizzante ricerca noi siamo liberi di giocare con le immagini e con i suoni, creando cultura, divertimento e regalando piccole gioie quotidiane alla nostra – così improbabile – vita.
8 giugno 2010. In un’afosa serata milanese trentacinque mila persone accalcate, urlano all’unisono le parole “supermassive black hole”. Non sono astrofisici, non sono scienziati; è il pubblico presente allo stadio Meazza di San Siro per il concerto dei Muse, rock band inglese. Cantano e rimandano a un concetto squisitamente scientifico e specialistico. Einstein l’avrebbe mai immaginato?
Da Marte alla comologia passando per l’evoluzione stellare ce n’è da scrivere un manuale di astrofisica.
Cydonia è infatti quella celebre zona di Marte in cui il gioco di ombre restituisce apparenti sculture antropomorfe e, proprio “nella valle di” Cydonia, su Marte, è ambientata la copertina dell’album che vede 4 cavalieri seduti al tavolo in una landa rossa e deserta illuminata da un cielo azzurro in cui compaiono – ovviamente in lontananza – la Terra e la Luna.
Il passo straordinario dell’album è però la terza traccia Supermassive Black Hole, degna di un corso da laurea specialistica in astrofisica.
Se l’ipotesi di buchi neri o dell’esistenza di stelle nere è da far risalire – già nella fisica classica – alla fine del ‘700, l’idea dell’esistenza di buchi neri supermassicci ha solo 50 anni.
E’ il 1963 quando Maarten Schmidt misura la distanza di un oggetto simile ad una stella scoprendo, diversamente da quanto inizilamente pensato, che si trova a miliardi di anni luce di distanza (l’oggetto in questione è 3C 273).
Un rapido conto mostra allo scienziato che per essere visibile a così grande distanza la presunta stella sta emettendo una enorme quantità di energia.
Le conclusioni a cui arriva Schmidt sono che dietro quella sorgente si nasconde qualcosa di più di una semplice stella! Poichè questo oggetto sembre una stella ed emette onde nella banda radio dello spettro elettromagnetico le viene dato il nome di QUASAR : Quasi stellar Radio sources.
Immagine del centro della nostra galassia ottenuta dal satellite Chandra a raggi X – La sorgente è nota con il nome di Sagittarius A
Oggi sappiamo che queste sorgenti sono buchi neri supermassicci (da milioni o miliardi di volte la massa del Sole) ospitati al centro di galassie. La loro radiazione deriva dall’energia gravitazionale persa da materiale che cade nel buco nero (formando un disco di materia noto in astronomia come disco di accresimento).
I più recenti studi ci dimostrano che con ogni probabilità ogni galassia ospita nel proprio nucleo un buco nero, più o meno attivo. Anche la nostra galassia ne ospita uno ma ha solo 4 milioni di volte la massa del sole ed è tendenzialmente quiescente.
Ma cosa se ne fa Metthew Bellamy, front man del gruppo, di un buco nero supermassiccio? Lo usa per veicolare un’immagine:
“Buchi neri e rivelazioni – sono queste le due aree della scrittura che vengono fuori da gran parte delle canzoni dell’album. Una rivelazione su te stesso, qualcosa di personale, genuino, con cui forse le persone possono relazionarsi. Poi i buchi neri, che sono canzoni che provengono dalle più […] sconosciute parti dell’immaginazione »
E di nuovo nelle mani di Bellamy l’astrofisica diventa arte…
SUPERMASSIVE BLACK HOLE
Oh baby don’t you know I suffer?
Oh baby can you hear me moan?
You caught me under false pretences
How long before you let me go?
Oooh…You set my soul alight
Oooh…You set my soul alight
(You set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstars sucked into the supermassive
(You set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstars sucked into the supermassive
I thought I was a fool for no-one
Oh baby I’m a fool for you
You’re the queen of the superficial
And how long before you tell the truth
Oooh…You set my soul alight
Oooh…You set my soul alight
(You set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstars sucked into the supermassive
(You set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstars sucked into the supermassive
Supermassive black hole
Supermassive black hole
Supermassive black hole
Supermassive black hole
Glaciers melting in the dead of night
And the superstars sucked into the supermassive
Glaciers melting in the dead of night
And the superstars sucked into the supermassive
(You set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstars sucked into the supermassive
(You set my soul)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstars sucked into the supermassive
Supermassive black hole
Supermassive black hole
Supermassive black hole
Supermassive black hole
BUCO NERO SUPERMASSICCIO
tesoro non sai che soffro?
tesoro, non mi senti piangere?
mi hai colto con l’inganno
quanto tempo ci vorrà fino a che
mi lascerai andare via?
mi hai acceso l’anima (è in fiamme)
mi hai acceso l’anima (è in fiamme)
I ghiacciai si sciolgono alla fine della notte
e la superstar è succhiata nel super-enorme buco nero
mi hai acceso l’anima (è in fiamme) (x2)
credevo di non esser considerato stupido da nessuno
ma baby tu credi io sia uno stupido
sei la regina del superficiale
ma quanto ci vorrà ancora prima che tu dica la verità?
mi hai acceso l’anima (è in fiamme)
mi hai acceso l’anima (è in fiamme)
I ghiacciai si sciolgono alla fine della notte
e la superstar è succhiata nel super-enorme buco nero
mi hai acceso l’anima (è in fiamme) (x2)
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